La richiesta di informazioni circa la sostenibilità ambientale in generale e, ancor di più, quando si parla di packaging, ha fatto si, che si procedesse ad una normazione obbligando i produttori ad applicare un’etichetta ambientale su tutti gli imballaggi che vengono immessi in commercio, per facilitarne la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio.
Infatti da uno studio effettuato dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy emerge che soltanto il 25,4% dei prodotti alimentari nella grande distribuzione riporta in etichetta le informazioni necessarie su come smaltire correttamente la confezione.
Le nuove prescrizioni in tema di etichettatura, tuttavia, hanno però sollevato non pochi dubbi interpretativi, tanto che il CONAI ha in breve tempo provveduto a pubblicare delle interessanti Linee Guida per orientare le scelte degli operatori del settore.
Il Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n. 116 (che recepisce, tra l’altro, la Direttiva UE 2018/852 relativa agli imballaggi e ai rifiuti di imballaggio) ha, infatti, apportato una serie di modifiche al comma 5 dell’art. 219 del D.Lvo 152/2006 relativamente ai “criteri informatori dell’attività di gestione dei rifiuti di imballaggio”. In particolare, la norma impone che tutti gli imballaggi siano “opportunamente etichettati secondo modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell’Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi, nonché per fornire una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi”.
Il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) ha recentemente predisposto delle Linee Guida al fine di fornire una corretta interpretazione dei nuovi obblighi normativi anche se, è bene ricordare, tale documento non ha valore normativo, ma rappresenta comunque un valido supporto per gli operatori del settore.